Paesaggi da quarantena quasi abbandonati, elemento umano solo accennato se non totalmente assente, pochi colori predominanti e visti come attraverso un vetro opaco. Come se ci trovassimo di fronte a qualcosa più grande di noi.
È così? Ce ne parleresti?
Che influenza ha il territorio sul tuo lavoro?
L’influenza che ha è evidente, soprattutto nei lavori più recenti, nonostante siano necessarie e fondamentali le incursioni in realtà diverse e distanti che contribuiscono sempre ad arricchire la mia esperienza e visione delle cose: fattori che vanno anche ben oltre questo territorio.
Qual è il lavoro di cui vai più fiera?
Difficile da dire. Ognuno nasce da un processo e un’elaborazione interiore: una storia vissuta, uno o molteplici sentimenti, la suggestione di un ricordo o di una musica, la memoria di un luogo, il verso di una poesia, la reazione a un momento storico e sociale. Tutti i lavori hanno qualcosa da dire e sono nati da un’esigenza e un’urgenza di esprimere ciò che fa parte della memoria o del vivere il contemporaneo con tutte le sue dinamiche.
Come valuti la situazione in Sicilia riguardo al settore artistico?
La situazione è oggettivamente catastrofica, fatta eccezione per alcune realtà che fanno comunque fatica ad emergere o andare avanti senza difficoltà nonostante il livello alto della loro proposta artistica. Non voglio smettere di pensare che qualcosa cambierà prima o poi, forse perché ne vedo e ne conosco le enormi potenzialità. Bisogna crederci, molto, e fare ancora di più. Dovremmo anche cercare di essere meno provinciali. Ma questa è una caratteristica dell’Italia in generale.
Cosa prospetti per la tua arte?
Nonostante stiamo attraversando uno dei momenti peggiori della storia recente, mi sento molto positiva e sempre più decisa a perseguire gli obiettivi che mi sono prefissata.
La pandemia ha annullato o rimandato a data da definire diversi progetti già programmati e altri in via di definizione, tra cui anche delle mostre all’estero.
In questi mesi non ho mai smesso di lavorare, anche se a fasi alterne, e mi auguro che presto ci siano le condizioni per riprogrammare un futuro possibile e riprendere, in qualche modo, da dove avevamo lasciato, seppur con nuove consapevolezze e nuovi modi di fruizione. Se molto non sarà più come prima, tanto altro può essere ancora possibile.
Sono tutti bellissimi , ma un paio ancor di più.
Vedo che sei di Giarre, anche io, hai uno studio?