Come valuti la situazione in Sicilia riguardo al settore artistico?
Ci sono degli artisti che mi piacciono molto e sono quelli che a partire dalla nostra grande tradizione di arte popolare cercano altre strade. Penso ad Alice Valenti per esempio.
In generale credo che da un lato abbiamo un enorme patrimonio da rielaborare e riattualizzare ma ci mancano le strutture e le reti, il supporto del pubblico e la capacità di relazione tra noi “artisti siciliani”. Se penso alla sola Lampedusa quanti talenti esprime nel campo della pittura, della musica, del video e della fotografia mi rendo conto dell’enorme potenzialità che la Sicilia ha, ma che spesso rimane soffocata. In generale, a parte la Sicilia, si dovrebbe fare un ragionamento più vasto sul mondo dell’arte, che subisce come ogni altro settore tutte le distorsioni del sistema capitalista. Il sistema dell’arte non solo subisce ma spesso riproduce e amplifica certe distorsioni e certe narrazioni. Debord, Pasolini e altri pensatori hanno fatto un’analisi molto lucida sulla “società dello spettacolo” in cui l’arte e in generale la comunicazione giocano un ruolo centrale. Credo che la Sicilia possa esprimere un’arte slegata da certi meccanismi ma il punto è che bisogna creare una rete di supporto e di fruizione dell’arte sganciata da certe logiche. Non è semplice ma la Sicilia potrebbe farlo.