Chi sei? Dove vivi?
 

Sono Alice Valenti, pittrice. Vivo a Catania.

Come è iniziata questa passione? 

L’avevo dentro di me. A 8 anni, guardando le collane dei maestri d’arte esposte in una bancarella alla Villa Comunale ho iniziato a piangere, senza capire perché. 

Come è avvenuta la tua scelta artistica di dedicarti alla tradizione siciliana?  

Galeotto è stato l’incontro con un pittore di carretti siciliani, il grande maestro di Aci Sant’Antonio Domenico Di Mauro, che ha segnato indelebilmente il mio percorso. L’apprendistato nella sua bottega mi ha aperto le magiche porte dell’arte popolare siciliana, che tuttora non smette di stupirmi nelle sue molteplici sfaccettature.

Alice Valenti
Alice Valenti nella bottega del maestro Domenico Di Mauro

Durante un’intervista il grande documentarista De Seta dice che in passato tutto un patrimonio di arte e di tradizioni è stato liquidato come Folklore, con grande disprezzo. La cultura era divenuta qualcosa di cittadino, era ciò che si faceva a Roma o a Milano. Tutto il resto era provincia indistinta con le sue processioni e le sue superstizioni che non venivano tenute in considerazione. Dando un’occhiata alle tue numerose collaborazioni, per citarne qualcuna Dolce & Gabbana, Amaro Averna, Di Stefano, si direbbe che quest’arte “folkloristica e popolare” si stia riprendendo un ruolo di prestigio anche nei settori dell’arte “ufficiale”. 

E’ davvero così?

Certo che è così, anzi si è perduto troppo tempo prima di comprendere che le tradizioni di una cultura e di un popolo sono la sua risorsa principale, cadendo nel tranello dello stereotipo folkloristico da te citato. Il filo rosso di molti saperi è andato perduto. Tramandare le tradizioni ai giovani e farle vivere nel presente è il modo migliore di mantenere viva l’identità e la dignità di un popolo, con tutti i risvolti sociali, economici e turistici che questo comporta. 

Si direbbe però che oggi la cultura siciliana venga fruita e assimilata come mera decorazione, dimenticandone simbologia e significati, che invece venivano completamente colti e interpretati nel passato. Non pensi che sia importante che il fruitore abbia anche una base conoscitiva per capire e interpretare appieno il significato delle tue illustrazioni? 

Certamente confrontarmi con un osservatore che conosce il codice figurativo a cui faccio riferimento è gratificante anche se raro.

D’altra parte, la strada che sto percorrendo è fortemente ispirata al presente, e credo che chiunque possa trovare nelle mie opere degli agganci con il proprio universo emotivo ed estetico.

Tu insegni? Ti senti in dovere di tramandare quest’arte? 

Non ho mai insegnato, nonostante le richieste di tenere dei corsi siano state continue. Dopo i lunghi anni di bottega, ho avuto la necessità di convogliare tutte le mie energie nella ricerca di un percorso artistico personale, il più aderente possibile a me stessa. Per questo motivo, a un certo punto ho come tagliato il cordone ombelicale con la mia formazione, per poi riavvicinarmi ad essa con un approccio più maturo. 

Adesso potrebbe essere il momento giusto per restituire parte di quello che il mio Maestro mi ha dato. Per esempio, sarebbe fantastico tenere un corso di “Pittura e tradizioni popolari siciliane” presso l’Accademia di Belle Arti.

Pensi che il tuo contributo al territorio sia importante? In che modo?

In questo momento in cui la Sicilia va molto di moda, sono orgogliosa di contribuire in maniera corretta e consapevole alla diffusione delle sue tradizioni pittoriche.

Inoltre, il mio desiderio di riportare le tradizioni nel presente, farle vivere in questo nostra contemporaneità in modo ironico e divertente, ha trovato il consenso di molte aziende “illuminate” con le quali collaboro, disposte a osare e spingersi oltre gli stereotipi.  

Qual è il lavoro di cui vai più fiera?  

Il mio progetto del cuore è stato “Spiranza”, un tributo alla tradizione delle barche in legno dipinte e al Cantiere Navale Rodolico di Acitrezza, maestri d’ascia da quattro generazioni che all’epoca del progetto erano in lotta con l’amministrazione comunale per la loro sopravvivenza. Un lavoro fertile, che ha dato vita a un documentario e a un susseguirsi di laboratori e gite scolastiche al Cantiere. Tra me e i Rodolico si è stretto un sodalizio che sono certa riserverà ancora delle sorprese. 

Alice Valenti
Spiranza, Cantiere Navale Rodolico di Acitrezza

Come valuti la situazione in Sicilia riguardo al settore artistico?     

Mi sembra che da parte del pubblico ci sia sempre più interesse per l’Arte.

Tuttavia, è ancora difficile per gli addetti ai lavori operare in condizioni di stabilità: è una lotta continua contro le amministrazioni di tutti i colori politici, l’approssimazione, a volte il rifiuto di riconoscere quanto sia necessario investire in progetti artistici di qualità. 

Infine, a rischio di sembrare apocalittica, il sistema clientelare e non meritocratico che domina tutti i comparti dell’apparato statale costringe spesso i professionisti a operare esclusivamente con le proprie forze, ed è un vero peccato perché la sinergia tra pubblico e privato altrove dà risultati strabilianti.

A cosa stai lavorando in questo momento e cosa prospetti per la tua arte? 

Sto lavorando a delle tele per un futuro progetto espositivo, ma nel frattempo la mia “permeabilità” alla città e alle sue dinamiche non smette di sollecitarmi nuove idee.

Staremo a vedere. 

 

Contatti e Link:
Video: https://www.facebook.com/watch/?v=2640931902694999
 
©2020 Solo Cultura. All rights reserved

Iscriviti alla NEWSLETTER di SOLO CULTURA

Lascia un commento